venerdì 22 aprile 2011

Consapevolezza di Stalker

Ultimamente mi chiedo se esiste una sorta di "recupero stalker"...
La cura degli effetti dello stalking, del suo riconoscimento da parte della vittima e del recupero dell'autostima ha, per fortuna,una larga diffusione. Ma lo Stalker? oltre a finire in galera, dove tra l'altro accumula ulteriori giustificazioni al suo comportamento, come viene "trattato" in termini terapeutici? Per i tossicodipendenti,gli alcolisti etc. esistono associazioni e centri. Alcuni magistrati impongono in alternativa alla reclusione, dei percorsi terapeutici di "controllo della rabbia".
Viviamo in una società dove si continua a prescrivere il "farmaco"per eliminare un effetto e si tralascia la causa...tanto c'è l'antibiotico,l'antipiretico...tutti veleni. La cosa grave è che anche uno stalker,avendo giustamente diritto a un avvocato, trova,guarda caso,un avvocato più stalker di lui. Così,invece di realizzare consapevolmente la sua essenza, lo stalker si erge a vittima nobile delle circostanze.
Personalmente trovo che la vittima di stalking abbia buone speranze di guarire,lo stalker non ne ha nemmeno una e continua indisturbato la sua micidiale inconsapevole missione...contro se stesso.
Rosemarie

mercoledì 20 aprile 2011

Perdonare e dimenticare

La volontà non è  quasi mai allineata con la realtà. Il perdono non arriva da un atto di volontà e la sua mancanza continua a sedimentare nell' inconscio e nella memoria. Così ci raccontiamo di aver cristianamente perdonato e per un pò riusciamo anche a esserne convinti. Il significato, il valore del perdono è molto profondo: arriva dai meandri intricati e nascosti della nostra anima perchè la cosa più difficile è perdonare se stessi. Per perdonare se stessi bisogna amarsi. A scuola ci insegnano la storia,la geografia, la biologia,la matematica: nessuno ha mai pensato a inserire qualche ora a settimana di "impariamo ad amarci","impariamo a gestire le emozioni". Si studia psicologia,pedagogia,si impara ad applicarla sui bambini e sugli adulti ma quanti sanno applicarla su se stessi? Quanti sono in grado di fare auto-analisi? Quando ci proviamo cadiamo nell'auto-commiserazione,ci carichiamo di colpe e responsabilità,vediamo i problemi ed evitiamo accuratamente le soluzioni. Accecati dal dolore lasciamo fluire il sangue dalle ferite ancora aperte e  blocchiamo inesorabilmente la nostra energia vitale, quella che ci fa guardare avanti con forza e coraggio,con gioia e curiosità. Siamo convinti di perdonare e in realtà ci abbiamo solo messo una pietra sopra,nel senso letterale, abbiamo solo sepolto un dolore ma continuiamo a portare "fiori" di rancore su quella pietra. La consapevolezza è il primo,umile passo...
Rosemarie

martedì 12 aprile 2011

Dalla trappola alla rinascita

Il nome di questo blog "Donne in trappola" richiama alla mente situazioni senza via d'uscita. L'immagine della donna sdraiata su una gradinata ad accogliere l'aurora boreale è sublime e al tempo stesso inquietante. Forse è giunta l'ora che Rosemarie si alzi da quella gradinata e cominci ad andare incontro alla sua "Aurora Boreale" e che,questo blog,che segue il mio percorso, si vesta di nuova luce. Anche se c'è qualcuno che sposta costantemente l'uscita del tunnel,c'è Qualcuno che mi  "asfalta" le buche sulla strada prima che io ci cada dentro.
Un aguzzino ha bisogno di una vittima per percepire la sua esistenza: se la vittima smette di offrirgli il fianco egli smette di esistere.
Rosemarie

venerdì 8 aprile 2011

Il dopo-fuga

Come si affronta il dopo-fuga?
All'inizio è tutta paura,panico: cammini e ti guardi continuamente le spalle. La tua ombra ti segue in silenzio. Man mano tutto si fa più chiaro,lucido,lucente. E più cammini, più avanzi più vai verso il "centro",verso te stessa. E non è che sia sempre facile. Quando ti abitui a percorrere la vita in due o quando sei convinta che la stai percorrendo mano nella mano con qualcuno,perdere quella mano lascia un pò spaesati. Spesso ci si sente come un palloncino sgonfio. Ma ora non puoi raccontarti storie: ora la responsabilità della vita è solo tua non è al 50%. E' come avere la sindrome dell'arto mancante. Anche se l'amputazione è stata una nostra consapevole scelta. Anche se l'amputazione dell'anima era di gran lunga peggiore. Non ti senti sola,non sei sola. Mai come ora... sei in compagnia di te. Non ti resta che vivere e assaporare ogni minuscolo, eterno istante.
Rosemarie