venerdì 10 giugno 2011

Valorizzare...

Ho dimenticato nel post precedente di sottolineare il valore del "valorizzare" la vita in genere. A proposito delle frasi che diciamo ai bambini soprattutto. Stiamo sempre a lamentarci, ad additare, a giudicare. I bambini sono il futuro del mondo e che cosa inculchiamo nella loro testa? che la vita è dura, è sacrificio,che siamo nati per soffrire...e finisco la frase con tono "fantozziano": "com'è umano lei"! e così torno a citar le fiabe...il mitico Mufasa del Re leone! "Ricorda chi sei...tu sei mio figlio e il futuro re". Non diciamo mai ai nostri figli: "tu sei figlio di Dio,sei il futuro re!"...ah,ah,ah....che ridere! senza una lira! devi faticare,devi soffrire...guardati intorno...guarda ,guarda...studia,stai a casa,non uscire,sacrificati,laureati,dacci una soddisfazione! Corri...ma non sudare....
e loro ci guardano esterrefatti,siamo i loro miti come non ascoltarci? si ribellano per un pò ma poi assimilano tutto di noi e dimenticano chi sono realmente! Dovremmo dir loro:" tu sei unico,sei un capolavoro di Dio...tu puoi fare tutto ciò che vuoi, puoi ottenere tutto quello che vuoi".
E invece, in nome di una pedagogia velenosa,non facciamo che perpetrare il principio che " l'erba voglio non cresce neanche del giardino del re"; niente ti spetta di diritto, tutto va conquistato e meritato! e li carichiamo "di pesi insopportabili" togliendo loro fiducia in sè stessi e autostima e la scuola la fa da padrone,coi suoi professoroni frustrati e insoddisfatti! che sfacelo! Fortuna che in ognuno c'è quel "ricordo",quella vocina che prima o poi si fa sentire,sempre più forte. Pensate,però, se non ci fossero "adulti saggi" a far di tutto per smorzare quella vocina. Pensate se tutti i "grandi" facessero un pò di silenzio...forse le vocine dei piccoli comincerebbero a cambiare il mondo...e io penso che qualcuno,anzi, molti,lo stiano già facendo.
Rosemarie

Il valore del dolore

Una volta pensavo al dolore identificandolo con una catarsi, un crogiuolo nel quale passare a tutti i costi,un qualcosa di necessario. La crocifissione che porta alla resurrezione. L'espiazione che porta al premio. In un certo senso il concetto non è da bocciare del tutto, è l'interpretazione soggettiva che ne viene dagli insegnamenti e dai preconcetti che rovina tutto: " fai il bravo così vai in Paradiso; non dire bugie se no Gesù piange; fai un fioretto e la Madonnina ti darà quello che le chiedi! ragazzi! che follia! e il bello che di frasi così se ne sentono a bizzeffe! aprite le orecchie in un supermercato dove bimbi fanno i capricci o in chiesa, dove nonnine intente ad accendere candele,impartiscono "istruzioni" ai nipotini. E così ci insegnano a fuggire dal dolore a gambe levate e i bambini hanno una tolleranza delle frustrazioni che è sotto lo zero!
Io sono una di quelle bambine: " sacrificati per il tuo fratellino,Gesù ti vede ed è contento; dona, rinuncia e riceverai tutto quello che vorrai,se non qui in Paradiso avrai una gioia immensa. E intanto la vita passa: rinunci al gelato e lo dai a tuo fratello che è piccolo, rinunci al vestito perchè tuo fratello è senza scarpe,rinunci a mangiare il secondo per darlo a chi non ha mangiato il primo perchè non gli piaceva e arrivi a non apparecchiare neanche per te perchè ormai sei solo rinuncia, perchè "tanto,prima o poi verrai premiata,andrai in cielo! Invece credo che lassù,in cielo, e, anzi, una volta,in terra, Gesù abbia detto: "misericordia,io voglio,non sacrificio".
Tempo fa ho guardato le mie "corna" nello specchio e mi son detta:" questa mia accettazione,questa umiliazione,questo sacrificio immenso è per i miei figli. Gli artefici del mio dolore avranno la vendetta di Dio!"
Altra follia! come se Dio non avesse altro da fare che vendicare me.
Il dolore è altro...arriva e va accolto,non respinto,non preso come un sacrificio che porta un frutto nell'aldilà: il dolore ci insegna a vivere nell'adesso,non nel dopo. E' un messaggio a cambiare direzione, a guardarci senza scappare. Non va evitato,rifiutato,sfuggito. Non va neanche accettato con rassegnazione. Va "accolto",osservato...come quando laviamo una bottiglia sporca: la mettiamo sotto il rubinetto e lasciamo scorrere l'acqua finchè l'acqua al suo interno non diventa limpida. Così è il dolore,deve fluire,attraversarci fino in fondo. All'inizio sembrerà ucciderci,penseremo: "no,non ce la posso fare,ora muoio". Ma non moriamo,siamo ancora lì e d'improvviso il dolore non ci sconquassa più,c'è ma è fuori. Lo guardiamo distaccati, ci puliamo le ferite e,fluendo,ci sentiamo e siamo molto più forti,siamo cresciuti,si...torna l'immagine del crogiuolo...ma così è diversa...molto diversa. La vita è adesso,il dolore non deve bloccarla ma evolverla a piani superiori.
Rosemarie

venerdì 3 giugno 2011

Il fuori e il dentro

Il dentro crea il fuori e io che troppo spesso vivo in una dimensione quasi estatica creo fiabe,vivo fiabe,mi beo di fiabe. Chi ricorda la serie "Ai confini della realtà"? un tizio scrive e si accorge che quello che scrive si avvera,così inizia a scrivere quel che desidera che accada. Fantastico no? Eppure è così...o quasi,sempre che il nostro inconscio sia d'accordo!
Vivo con i bambini,ne respiro il profumo e il candore,sono bambina con loro. Non cresco mai...come Peter Pan nell'Isola che non c'è. Comincio ora a vivere e gustare l'adesso: non impantanata nel passato,non proiettata nel futuro. Ogni attimo diventa magico.
Eppure c'è qualcosa che ancora mi sfugge...specchi di me mi rivelano che ancora,dentro me, c'è qualcosa che non va. Forse fuggo,sfuggo da me...ancora e ancora. Da quell'angolo di dolore che,a volte,sembra,non voler mai guarire.
Rosemarie

giovedì 2 giugno 2011

Stormi di temporali

Cos'è un giorno di festa se non uno starsene lì, accucciati dietro i vetri appannati di pioggia...improvvisando un pic-nic sul balcone con i miei bambini!?
Odori acri hanno aggredito le mie narici portando seco il profumo del mare lavato dalla pioggia... suoni,colori,sapori,carezze del vento. Voci festanti di fanciulli ignari del tempo risuonano nel cuore, col mio bimbo intento a far capanne e la boccuccia da passerotto spalancata a bere pioggia cristallina. Cristallina come le sue risa e la sua parlantina "indiana": - "Io bere pioggia"! e mi è venuta voglia di danzarci sotto la pioggia...
Rosemarie