mercoledì 10 agosto 2011

Artiglieria verbale

C'è uno stralcio di una poesia del Trilussa che recita più o meno così: " è vero,io so' na' tigre, però nun assassino mica er sangue mio"...
L'essere umano è l'unico essere vivente che uccide i propri simili e quasi mai lo fa per fame. Per lo meno non per "mangiarselo" un suo simile! Spesso scopriamo che efferati assassini rinchiusi nel braccio della morte,in attesa di essere giustiziati,non sono poi così cattivi. Di contro la cronaca ci tempesta per mesi con omicidi di vicini di casa e familiari. Ma la cosa di cui pochi criminologi si interessano è la rabbia che sedimenta inosservata nella quotidianità di molti esseri umani. Alcune persone si svegliano al mattino e, tra i vari rituali, caricano, con estrema dovizia, la loro bella cartuccera di parole crudeli. E qui non sto parlando delle classiche offese,ingiurie e parolacce di bassa lega: parlo di quell'elegante arte fabulatoria che modifica gli scenari a proprio piacimento caricando gli altri di pesi insopportabili. Di quel mellifluo atteggiamento di chi,tra una parola e l'altra, infila una cattiveria. Dopo un pò ci ripensi e dici: " che str...,ma ha detto così? come si è permesso?" e ti arrovelli per non aver avuto subito una risposta pronta,per non averla neanche ora!
La parola...dovremmo usarla solo per far emergere il nostro spirito non la nostra immondezza! Invece carichiamo l'artiglieria vocale e siamo tutti contenti: ce ne torniamo a casa con la lista dei feriti e ci prepariamo altre belle frasette pungenti. Ma è questa la vita? Io dico di no.
Rosemarie

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