venerdì 10 giugno 2011

Il valore del dolore

Una volta pensavo al dolore identificandolo con una catarsi, un crogiuolo nel quale passare a tutti i costi,un qualcosa di necessario. La crocifissione che porta alla resurrezione. L'espiazione che porta al premio. In un certo senso il concetto non è da bocciare del tutto, è l'interpretazione soggettiva che ne viene dagli insegnamenti e dai preconcetti che rovina tutto: " fai il bravo così vai in Paradiso; non dire bugie se no Gesù piange; fai un fioretto e la Madonnina ti darà quello che le chiedi! ragazzi! che follia! e il bello che di frasi così se ne sentono a bizzeffe! aprite le orecchie in un supermercato dove bimbi fanno i capricci o in chiesa, dove nonnine intente ad accendere candele,impartiscono "istruzioni" ai nipotini. E così ci insegnano a fuggire dal dolore a gambe levate e i bambini hanno una tolleranza delle frustrazioni che è sotto lo zero!
Io sono una di quelle bambine: " sacrificati per il tuo fratellino,Gesù ti vede ed è contento; dona, rinuncia e riceverai tutto quello che vorrai,se non qui in Paradiso avrai una gioia immensa. E intanto la vita passa: rinunci al gelato e lo dai a tuo fratello che è piccolo, rinunci al vestito perchè tuo fratello è senza scarpe,rinunci a mangiare il secondo per darlo a chi non ha mangiato il primo perchè non gli piaceva e arrivi a non apparecchiare neanche per te perchè ormai sei solo rinuncia, perchè "tanto,prima o poi verrai premiata,andrai in cielo! Invece credo che lassù,in cielo, e, anzi, una volta,in terra, Gesù abbia detto: "misericordia,io voglio,non sacrificio".
Tempo fa ho guardato le mie "corna" nello specchio e mi son detta:" questa mia accettazione,questa umiliazione,questo sacrificio immenso è per i miei figli. Gli artefici del mio dolore avranno la vendetta di Dio!"
Altra follia! come se Dio non avesse altro da fare che vendicare me.
Il dolore è altro...arriva e va accolto,non respinto,non preso come un sacrificio che porta un frutto nell'aldilà: il dolore ci insegna a vivere nell'adesso,non nel dopo. E' un messaggio a cambiare direzione, a guardarci senza scappare. Non va evitato,rifiutato,sfuggito. Non va neanche accettato con rassegnazione. Va "accolto",osservato...come quando laviamo una bottiglia sporca: la mettiamo sotto il rubinetto e lasciamo scorrere l'acqua finchè l'acqua al suo interno non diventa limpida. Così è il dolore,deve fluire,attraversarci fino in fondo. All'inizio sembrerà ucciderci,penseremo: "no,non ce la posso fare,ora muoio". Ma non moriamo,siamo ancora lì e d'improvviso il dolore non ci sconquassa più,c'è ma è fuori. Lo guardiamo distaccati, ci puliamo le ferite e,fluendo,ci sentiamo e siamo molto più forti,siamo cresciuti,si...torna l'immagine del crogiuolo...ma così è diversa...molto diversa. La vita è adesso,il dolore non deve bloccarla ma evolverla a piani superiori.
Rosemarie

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